"Cane di paglia", è un film di Sam Peckinpah del 1971, in cui un mite matematico, uno strepitoso Dustin Hoffman, che per tutta la prima parte del film subisce varie angherie senza reagire, si trasforma in un feroce assassino per difendere i propri principi, la propria casa e la propria famiglia. Riportiamo la trama da Wikipedia:
Il matematico David Sumner si trasferisce in un cottage d'un remoto villaggio della Cornovoglia insieme alla bella e giovane moglie Amy, originaria del luogo. David ha appena ricevuto una borsa di studio e deve pertanto completare dei complessi studi in cosmologia. Amy insiste perché il suo ex-fidanzato Charlie Venner e i suoi compari vengano ingaggiati dal marito per riparare il tetto di casa. Gli uomini cominciano a fare delle avances sempre più insistenti alla donna, che però, pur sentendosi attratta da loro, li rifiuta. Al contempo, il timido ed educato David diventa vittima delle loro angherie. Il tempo passa e David è sempre più preso dalle ricerche, mentre Amy, annoiata, comincia a lanciare dei "messaggi" ai suoi spasimanti, i quali, per dimostrare alla coppia che possono entrare in casa a loro piacimento, uccidono la gatta di Amy e l'appendono nell'armadio della camera da letto.
La donna, esasperata dal carattere troppo mite del marito, l'esorta a ribellarsi ma questi, nonostante le promesse, riesce solo a ottenere un incontro col gruppo, venendo invitato a una battuta di caccia, durante la quale viene lasciato in una zona isolata, mentre gli altri si dirigono di nascosto verso la sua casa a stuprare Amy. Della violenza subita, però, la moglie decide di non rivelare nulla. L'unica reazione di David per essere stato ingannato e deriso dai bulli è di licenziarli dal lavoro di riparazione del tetto.
L'intera vicenda prende una drastica svolta durante una serata di celebrazioni in paese, quando Henry Niles, un abitante con disturbi mentali, viene sedotto da Janice e involontariamente la uccide. Spaventato, ne nasconde il corpo nel retro della chiesa e fugge, vagando per le strade di campagna avvolte dalla nebbia. David, a bordo dell'auto, l'investe accidentalmente e lo porta a casa per soccorrerlo. Poco dopo i bulli, insieme al padre di Janice, bussano prepotentemente alla porta con l'intento di farsi giustizia da soli.
David, ben conscio di ciò che sarebbero capaci di fare, essendo tutti ubriachi e uno armato di fucile, e forte dei propri principi di giustizia, rifiuta di consegnare loro l'impaurito Henry, ignorando tra l'altro l'opinione della moglie, che vorrebbe invece consegnarlo per avere salva la vita. La risposta di David scatena la loro ferocia, che dà vita a un lungo assedio del cottage, in un crescendo di violenza che innesca la reazione di David: l'uomo, stanco dei soprusi subiti, vince la propria indole pacifica e difende la propria casa, eliminando ad uno ad uno tutti gli assalitori in un bagno di sangue.
Il film si presta a numerose letture e significati, ma quella che più ci interessa in questa sede riguarda la difesa personale, ed in particolare la risposta a queste domande:
"E' possibile sviluppare la capacità di reagire con violenza ad un sopruso, ad una aggressione?"
"Al di là delle caratteristiche personali, quali fisicità, carattere, esperienze di vita, può ognuno di noi arrivare al punto di rottura, in cui la reazione alla violenza diventa violenta e non, per così dire civilizzata?"
"Questa capacità, può essere appresa ed allenata in palestra?"
"Quali sono, per ognuno di noi, le leve giuste per superare i limiti autoimposti all'azione".
"Quali sono, per ognuno di noi, le leve giuste per superare i limiti autoimposti all'azione".
Poniamo queste domande lasciandole aperte, senza una risposta, tuttavia se guardiamo al film di Peckinpah potremo avere qualche suggerimento. Il protagonista assediato in casa, ad un certo punto dice: "questa è casa mia! E' parte di me, e non permetterò nessuna violenza contro ciò che è mio".
La mitezza caratteriale del protagonista, la sua tendenza al pensare più che all'agire, scompaiono nel momento in cui la motivazione diventa forte, quando qualcosa che sente come suo, come parte di sé viene attaccato. Si scatena quindi una rabbia distruttiva, che annienta la minaccia.
In termini psicologici si possono definire due tipi di rabbia, una rabbia derivante dalla frustrazione (il non riuscire a fare od ottenere qualcosa), ed una rabbia narcisistica, la rabbia che si scatena quando ci si sente personalmente minacciati, o viene minacciato qualcuno o qualcosa che consideriamo parte di noi. La rabbia narcisistica è una rabbia diffusa, generalizzata e cieca, spesso indice di patologia se eccessivamente presente. Ma è anche una rabbia che ha rivestito, e può ancora rivestire, un importante compito evolutivo di sopravvivenza. E' un tipo di rabbia che bisogna coltivare e dominare in un'ottica di difesa personale.
La mitezza caratteriale del protagonista, la sua tendenza al pensare più che all'agire, scompaiono nel momento in cui la motivazione diventa forte, quando qualcosa che sente come suo, come parte di sé viene attaccato. Si scatena quindi una rabbia distruttiva, che annienta la minaccia.
In termini psicologici si possono definire due tipi di rabbia, una rabbia derivante dalla frustrazione (il non riuscire a fare od ottenere qualcosa), ed una rabbia narcisistica, la rabbia che si scatena quando ci si sente personalmente minacciati, o viene minacciato qualcuno o qualcosa che consideriamo parte di noi. La rabbia narcisistica è una rabbia diffusa, generalizzata e cieca, spesso indice di patologia se eccessivamente presente. Ma è anche una rabbia che ha rivestito, e può ancora rivestire, un importante compito evolutivo di sopravvivenza. E' un tipo di rabbia che bisogna coltivare e dominare in un'ottica di difesa personale.
Un tentativo di risposta alle domande precedenti, quindi, risiede più in considerazioni di ordine psicologiche che nel solo allenamento. E' inutile allenarsi in mille tecniche, pensando che queste verranno fuori al momento giusto, come assi dalla manica, ma è necessario coltivare un'attitudine mentale a difendersi, quella che sifu Corsetti chiama mentalità combattiva.
Sviluppare la mentalità combattiva, è un processo che riguarda solo in parte l'acquisizione di tecniche. Per testare il nostro livello di attivazione, un utile esercizio può essere visualizzare una situazione nella quale le persone a noi più care si trovano in pericolo (non per forza rispetto ad un'aggressione, ma anche, per esempio, ad un incidente), e studiare le nostre reazioni, facendo tesoro delle emozioni che si sviluppano, per poi incanalarle nell'azione e nella ricerca di soluzioni. Il punto di rottura e reazione è sicuramente diverso in ognuno di noi, ma, come suggerisce il film, è presente in tutti.
Sia chiaro che non vogliamo suggerire che sia auspicabile avvicinarsi ai limiti, scatenando rabbia narcisistica, senza una guida od anche reali necessità, piuttosto intendiamo sottolineare la serietà della cosa, e l'importanza di allenarsi anche mentalmente, di essere realisti, e non perdersi in fantasie di potenza donata dalla conoscenza di qualche "mossa ".
La cosa principale per affrontare la materia in maniera seria, è cercare di essere consapevoli, eventualmente, anche ammettendo di frequentare un corso di difesa personale o praticare un'arte marziale o uno sport da combattimento per il semplice piacere di farlo, senza credersi macchine da guerra.
La cosa più pericolosa è creare false sicurezze, e l'insegnante serio non deve alimentarle per il suo tornaconto personale, ma al contrario, se è onesto, deve scoraggiare determinati atteggiamenti, e mettere i suoi allievi di fronte alla realtà. Come risponde Maurizio Monteverde, un amico della Fighting Academy ed insegnante di grande valore, quando qualcuno senza alcuna esperienza e con troppe fantasie si rivolge a lui per farsi insegnare: "tu non vuoi la realtà, lascia perdere".
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